Amaro
o dolce? Ristretto o generoso? Nero o macchiato? Quanti
interrogativi intorno ad una sola tazzina di caffè! Molto più di
una semplice bevanda, il caffè è un vero e proprio rito. In
compagnia o in solitudine, esso racchiude in pochi sorsi il desiderio
di fermare il tempo affannoso della quotidianità e prendersi cura di
se stessi. Ecco perchè è inevitabile che la richiesta di una
onirica tazzina di caffè sia seguita immediatamente da una serie di
specifiche precisazioni, assolutamente personali e imperative, pena
la profanazione di un rito così profondamente sociale e terapeutico.
A ciascuno il suo caffè, dunque, perchè il berlo è uno dei gesti
apparentemente più semplici del quotidiano, ma racchiude in realtà
un nucleo denso del nostro sentire, del nostro essere hic
et nunc,
in un tempo e in uno spazio determinato. Quotidiano:
cosa significa veramente questa parola? Usata ed abusata, come spesso
accade alle nostre parole, essa ha perso il suo senso originario. Ci
siamo talmente assuefatti ad usarla che nei nostri discorsi
quotidiano
indica tutto ciò che si ripete meccanicamente, quasi noiosamente.
Dal quotidiano si evade, si fugge, quasi esso fosse davvero un
circuito inevitabile intorno cui si avvolge il nostro tempo. Per tale
ragione il tempo libero si trasforma in una sorta di corto circuito
capace di rompere con la piatta ripetitività della routine
. Immaginiamo per un istante di prendere la nostra tazzina tra le
dita e di poter fermare questo nostro sorso quotidiano, tendendolo
quasi all'infinito. Proviamo a trasformare questo rito in un gesto
filosofico: fermiamoci a pensare. Cosa sentiamo veramente in questi
brevi istanti sorseggianti? Il calore della tazzina sulla pelle,
l'aroma intenso che penetra il nostro olfatto, il colore scuro del
liquido che portiamo alla bocca. Solo questo? Cosa c'è davvero
dentro ogni sorso? Pensiamoci bene. Nell'atto di avvicinare alle
labbra il bollente aroma, il nostro sguardo sembra quasi sempre
perdersi nel nulla, così come le nostre parole. Si ferma tutto. Cosa
teniamo veramente stretto tra le dita? Tutto il nostro Io: questa è
la risposta. Già, tutto il nostro Io racchiuso in un sorso. Che sia
silenzioso e solitario, oppure salottiero e chiacchierato, un unico
sorso distende, anche se per per pochi istanti, il tempo ed ecco
sentiamo la nostra presenza. Percepiamo il nostro peso o la nostra
leggerezza, la sostanza del nostro sorriso come del nostro dolore, la
forza del ricordo e la fragilità del presente. Un sorso è un
concetrato di identità ed è tutto racchiuso in un gesto quotidiano,
di routine,
abitudinario, come siamo soliti definirlo. Strano quanto un'azione
divenuta quasi automatica, meccanica, ripetuta costantemente giorno
dopo giorno, possa davvero custodire un nucleo così intenso della
nostra presenza. Quotidiano: una parola gettata in pasto
all'abitudine, fino a diventare essa stessa priva di senso,
assuefatta al nostro essere famelici divoratori del tempo presente.
Le parole sono come le note di uno strumento, se non c'è un'acustica
adatta smettono di risuonare. Per ascoltarne il senso è necessario
semplicemente fermarle. Quotidiano è una parola che definisce,
attribuisce un significato ai gesti in riferimento ad un tempo
determinato. Potremmo dire che quotidiano è in realtà ciò che
accade ogni giorno, un gesto, una parola, un progetto, un'emozione.
Il fare quotidiano autentico possiede in realtà un elemento di
sacralità. Esso indica ciò che appartiene al tempo che ognuno di
noi ha la possibilità di vivere. Quotidiano è dunque ciò che noi
decidiamo che ciascun giorno sia, ciascuno degli attimi che
respiriamo con la nostra presenza. Il tornare e il ripetersi del
quotidiano è il ripresentarsi della possibilità di vivere ciò che
abbiamo scelto. Perchè, pensiamoci bene, siamo noi stessi a plasmare
la materia del tempo e a poter scegliere la sua forma.Con esso
possiamo forgiare una gabbia dura e pesante, oppure una finestra
luminosa, aperta su ogni possibile divenire. E voi come prendete il
vostro caffè? Amaro o dolce? Ristretto o generoso? Volete anche un
cucchiaino di pensante consapevolezza....lo gustate filosofico?
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