mercoledì 19 giugno 2013

Il Caffè? Prendilo con filosofia

Amaro o dolce? Ristretto o generoso? Nero o macchiato? Quanti interrogativi intorno ad una sola tazzina di caffè! Molto più di una semplice bevanda, il caffè è un vero e proprio rito. In compagnia o in solitudine, esso racchiude in pochi sorsi il desiderio di fermare il tempo affannoso della quotidianità e prendersi cura di se stessi. Ecco perchè è inevitabile che la richiesta di una onirica tazzina di caffè sia seguita immediatamente da una serie di specifiche precisazioni, assolutamente personali e imperative, pena la profanazione di un rito così profondamente sociale e terapeutico. A ciascuno il suo caffè, dunque, perchè il berlo è uno dei gesti apparentemente più semplici del quotidiano, ma racchiude in realtà un nucleo denso del nostro sentire, del nostro essere hic et nunc, in un tempo e in uno spazio determinato. Quotidiano: cosa significa veramente questa parola? Usata ed abusata, come spesso accade alle nostre parole, essa ha perso il suo senso originario. Ci siamo talmente assuefatti ad usarla che nei nostri discorsi quotidiano indica tutto ciò che si ripete meccanicamente, quasi noiosamente. Dal quotidiano si evade, si fugge, quasi esso fosse davvero un circuito inevitabile intorno cui si avvolge il nostro tempo. Per tale ragione il tempo libero si trasforma in una sorta di corto circuito capace di rompere con la piatta ripetitività della routine . Immaginiamo per un istante di prendere la nostra tazzina tra le dita e di poter fermare questo nostro sorso quotidiano, tendendolo quasi all'infinito. Proviamo a trasformare questo rito in un gesto filosofico: fermiamoci a pensare. Cosa sentiamo veramente in questi brevi istanti sorseggianti? Il calore della tazzina sulla pelle, l'aroma intenso che penetra il nostro olfatto, il colore scuro del liquido che portiamo alla bocca. Solo questo? Cosa c'è davvero dentro ogni sorso? Pensiamoci bene. Nell'atto di avvicinare alle labbra il bollente aroma, il nostro sguardo sembra quasi sempre perdersi nel nulla, così come le nostre parole. Si ferma tutto. Cosa teniamo veramente stretto tra le dita? Tutto il nostro Io: questa è la risposta. Già, tutto il nostro Io racchiuso in un sorso. Che sia silenzioso e solitario, oppure salottiero e chiacchierato, un unico sorso distende, anche se per per pochi istanti, il tempo ed ecco sentiamo la nostra presenza. Percepiamo il nostro peso o la nostra leggerezza, la sostanza del nostro sorriso come del nostro dolore, la forza del ricordo e la fragilità del presente. Un sorso è un concetrato di identità ed è tutto racchiuso in un gesto quotidiano, di routine, abitudinario, come siamo soliti definirlo. Strano quanto un'azione divenuta quasi automatica, meccanica, ripetuta costantemente giorno dopo giorno, possa davvero custodire un nucleo così intenso della nostra presenza. Quotidiano: una parola gettata in pasto all'abitudine, fino a diventare essa stessa priva di senso, assuefatta al nostro essere famelici divoratori del tempo presente. Le parole sono come le note di uno strumento, se non c'è un'acustica adatta smettono di risuonare. Per ascoltarne il senso è necessario semplicemente fermarle. Quotidiano è una parola che definisce, attribuisce un significato ai gesti in riferimento ad un tempo determinato. Potremmo dire che quotidiano è in realtà ciò che accade ogni giorno, un gesto, una parola, un progetto, un'emozione. Il fare quotidiano autentico possiede in realtà un elemento di sacralità. Esso indica ciò che appartiene al tempo che ognuno di noi ha la possibilità di vivere. Quotidiano è dunque ciò che noi decidiamo che ciascun giorno sia, ciascuno degli attimi che respiriamo con la nostra presenza. Il tornare e il ripetersi del quotidiano è il ripresentarsi della possibilità di vivere ciò che abbiamo scelto. Perchè, pensiamoci bene, siamo noi stessi a plasmare la materia del tempo e a poter scegliere la sua forma.Con esso possiamo forgiare una gabbia dura e pesante, oppure una finestra luminosa, aperta su ogni possibile divenire. E voi come prendete il vostro caffè? Amaro o dolce? Ristretto o generoso? Volete anche un cucchiaino di pensante consapevolezza....lo gustate filosofico?



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